Come molti avranno appreso dalle frequenze di Radio Onda d'Urto, il 24
marzo si è tenuta l'udienza di sfratto del Magazzino47, nella quale
ALER, per conto del comune di Brescia, ha chiesto il rilascio
dell'immobile di via industriale.
Non è chiaro se ALER abbia eseguito un ordine della giunta comunale o se
sia stata una zelante iniziativa dei sui dirigenti. Quello che è chiaro
è l'obiettivo: impedire che vengano realizzati i lavori di
ristrutturazione a scomputo del canone, già autorizzati, e minare fin da
subito la possibilità di rinnovo del contratto di locazione in scadenza
a novembre di quest'anno.
La vicenda legata al contratto di locazione 2006-2011 è molto lunga e
noiosa ed abbiamo consegnato una memoria esplicativa in sede di udienza.
Non vogliamo qui ricostruire tutti i passaggi, quello che ci interessa è
che Magazino47 nel 2006 ha accettato il contratto di locazione
esclusivamente perché questo prevedeva di poter scomputare (come
avvenuto negli anni precedenti) eventuali lavori di sistemazione dello
spazio dal canone di affitto
Senza questa condizione, sarebbe stato per noi inconcepibile accettare
di pagare per un'area di quel tipo il canone annuo di 11.000 euro che ci
veniva richiesto. Ricordiamo infatti che l'immobile occupato nel '93 era
inutilizzato da diversi anni e che tornerebbe ad esserlo oggi, data la
sua natura di patrimonio non cedibile e la sua collocazione in area
Caffaro, con necessità di bonifica, ed in prossimità del cimitero. Se
non ci fossimo noi in quest'area, l'amministrazione pubblica non ne
guadagnerebbe un centesimo.
Non solo, lo stato odierno dell'area e degli stabili è frutto del lavoro
volontario degli attivisti e delle attiviste del centro sociale che nel
corso degli anni hanno contribuito alla loro costruzione, manutenzione e
cura. Un'enorme quantità di lavoro, non riconosciuto dalla proprietà,
che ha permesso alla città di usufruire di uno spazio urbano altrimenti
inutilizzato.
Nel corso di questi 17 anni, Magazzino47 ha offerto alla città uno
spazio di aggregazione e socialità con decine di eventi musicali e
culturali all'anno. Da questo spazio sono partiti progetti ambiziosi
come il mercato dei produttori (Mercato47), che ha ispirato innumerevoli
esperienze simili in tutt'Italia, e non ultimo, il fallimentare
tentativo del Comune di Brescia con i mercati rionali. Da anni c'è una
sala prove gratuita e un corso di giocoleria, che ha pure avuto un
piccolo riconoscimento dalla Comunità Europea. Si sono tenute rassegne
di film, spettacoli teatrali, corsi di autoproduzione. Tutto questo
basando esclusivamente sul lavoro volontario dei sui militanti e senza
che nessuno ne abbia mai tratto profitto personale.
Non ultimo, all'interno di Magazzino47 hanno trovato spazio importanti
assemblee cittadine, in cui molti, ben oltre la cosiddetta “area
antagonista”, hanno potuto discutere e praticare partecipazione diretta
alla politica cittadina.
Fuori da ogni ipocrisia, ci sentiamo di dire che molte di queste
attività e servizi difficilmente potrebbero sopravvivere al di fuori di
uno spazio sociale, perché di difficile sostenibilità economica o perché
schiacciati della presunta legalità, che in questo caso altro non è se
non un insieme di cavilli utili solo ai “soliti noti”.
Lo sanno bene tutte quelle associazioni, gruppi artistici e culturali o
semplici privati che in questi anni hanno provato a realizzare attività
culturali, artistiche o ricreative, poco allineate col modello da
bottegai sposato da questa giunta: sotto il peso di controlli vessatori,
burocrazia insostenibile, divieti e restrizioni, molti hanno chiuso,
oppure hanno mortificato il loro progetto, oppure hanno rinunciato e
basta. Chi ha potuto, s'è spostato fuori città, con buona pace di chi
vorrebbe Brescia più viva e accogliente.
La mossa di ALER anticipa di poco, quello che è il vero terreno di
scontro: l'attacco della giunta Rolfi-Paroli alla spazio sociale.
A novembre infatti scadrà l'attuale contratto di locazione e la giunta
ha tolto la norma che concedeva a tutte le associazioni senza scopo di
lucro di usufruire di patrimonio comunale pagando la metà del valore di
mercato. Secondo la giunta, utilizzare l'area di via industriale
dovrebbe costare poco meno di 24.000 euro all'anno. Non sappiamo bene
quali associazioni “senza scopo di lucro” conosca questa giunta, ma per
noi chi può disporre di tale cifra di lucro ne fa, e anche parecchio.
Ci è ancora più fastidioso regalare tutto questo denaro ad una giunta
che lo sperpera in arredi, cene e strumenti di controllo e repressione.
Una giunta che ha così tanto a cuore il recupero delle aree urbane, che
non è riuscita a produrre uno straccio di Piano di Governo del
Territorio con il quale pianificare una nuova vita per le enormi aree
industriali dismesse. E forse è meglio così, visto che il massimo della
loro elucubrazione è stato immaginarsi una nuova sede del comune e
procurarsi un'area parcheggio riservata. Per non parlare delle follie di
progetti che vorrebbero realizzare al posto del parco delle cave.
La scelta di avere una copertura legale per l'utilizzo dello spazio di
via industriale è stata per noi sofferta ma decisa, perché ci ha
permesso di concentrarci su tutto quello che Magazzino47 ha fatto in
questi anni. Se verranno rispettati gli accordi presi, senza trucchi e
colpi scena, siamo ancora disposti a saldare il nostro debito con il
Comune. Per il futuro siamo ancora disponibili alla trattativa, purché
questa sia basata su principi di equità e non sulla base di mercati
virtuali.
Se così non sarà, dichiariamo fin da subito che non abbiamo alcuna
intenzione di liberare lo stabile o di porre fine all'esperienza
dell'autogestione a Brescia: difenderemo Magazzino47 con ogni mezzo.
Nelle prossime settimane daremo vita ad una campagna in risposta alla
minaccia di sgombero; nel frattempo rinnoviamo a tutti e tutte l'invito
a riempire Magazzino47 con le proprie idee, capacità e desideri, senza
le quali lo spazio sociale non avrebbe senso di esistere.
C.S.A. MAGAZZINO 47