AGLI
OSSERVATORI DI "ACTION FOR PEACE"
E
ALLA MARCIA PER LA PACE PERUGIA-ASSISI
Noi
esuli kurdi condividevamo con i palestinesi un sogno: che l'Europa democratica
pagasse il debito contratto dal colonialismo europeo, che ci aiutasse a
ritornare nella nostra terra, per convivere in dignità in un Medio oriente
pluralista e democratico.
Per
quanto riguarda i governi, questa speranza è stata infranta quando l'Europa ha
respinto Abdullah Ocalan e la sua richiesta di asilo, di dialogo e di pace. Oggi
gli stessi governi hanno incluso nella lista nera del terrorismo il suo partito,
il Pkk, che da quattro anni ha rinunciato unilateralmente alla lotta armata. Il
partito la cui storia s'identifica strettamente con la rinascita, la resistenza,
l'identità kurda, e la cui scelta radicale di pace è stata riconosciuta e
applaudita proprio qui, a Perugia, nelle ultime due Assemblee dei
popoli.
Ci
rimane la speranza e la fiducia nell'altra Europa. Quella delle Ong, dei
movimenti pacifisti e solidali, della società civile. Ed anche quella che sa
esprimersi nelle istituzioni parlamentari, come gli europarlamentari che proprio
ieri, in delegazione a Diyarbakir ed Ankara per prevenire lo scioglimento del
partito di opposizione Hadep, hanno avuto il coraggio di dissociarsi dai loro
stessi governi per quanto riguarda il giudizio sul Pkk.
L'Europa
che annega nella logica amico-nemico e nella definizione di terrorismo ogni
movimento di liberazione, è un'Europa che precipita verso un'involuzione
antidemocratica all'interno e verso la guerra all'esterno. L'altra Europa,
quella che noi amiamo, quella dei diritti e delle libertà, i kurdi e i
palestinesi l'hanno conosciuta nelle strade di Diyarbakir e di Istanbul con il
Treno della Pace e le delegazioni del Newroz, come in quelle di Ramallah e
Gerusalemme con Action for Peace. E' la vostra e nostra
Europa.
Ma
questa Europa, dobbiamo dircelo con chiarezza, non ha avuto la forza di sterzare
il volante della storia, saldamente impugnato dai signori della guerra con i
guanti della diplomazia. E' riuscita a imporre la legittimazione dei
palestinesi, ma non a costruire per loro un dialogo di pace. E per i kurdi, non
è riuscita neppure a portare in un consesso internazionale i rappresentanti
legittimi di un popolo negato.
Oggi
agli occhi di milioni di kurdi voi siete la speranza, ma la realtà dell'Europa è
di nuovo quella dura della negazione e del rifiuto. Anche se il Pkk ha deciso di
sciogliersi e di dar vita a un nuovo partito, anch'esso oggi peraltro nel mirino
della Turchia e dei suoi alleati, la sua criminalizzazione è un affronto al
percorso di liberazione di un popolo intero, che ha sempre rifiutato la
scorciatoia del terrorismo. E' anche una minaccia concreta al diritto d'asilo
dei profughi e all'ansia di libertà dei sepolti vivi e dei condannati a morte
nelle carceri. E' una cambiale in
bianco, che il regime turco sta già spendendo con una vasta campagna militare
nelle regioni kurde e con una repressione ancora più dura di ogni
dissenso.
Vi
chiedo di costringere i governi europei a rivedere questa decisione, ed a
legittimare il nuovo organizzazione, il "Congresso per la Pace e la Democrazia
in Kurdistan". Vi chiedo di stringervi a tutela del diritto d'asilo, della
dignità e della libertà di organizzazione della diaspora
kurda.
Vi
chiedo di rafforzare comunque la vostra testimonianza, di moltiplicare i
progetti di cooperazione, le delegazioni, le missioni di osservazione, in
Palestina come in Kurdistan.
Ma
soprattutto vi chiedo di allargare lo sguardo. Di non lasciare la geopolitica ai
potenti della terra. Se la Palestina è oggi insanguinata, se oggi la destra
israeliana può teorizzare apertamente una nuova deportazione dei palestinesi, è
perché spera di poterlo fare all'ombra di una guerra devastante in Medio
oriente. Una guerra che si combatterebbe ancora una volta in terra kurda, e che
già oggi, con i suoi primi bagliori, sta ingigantendo l'esodo e la pulizia
etnica dei kurdi. Una guerra che sarebbe condotta, per conto terzi, dall'asse
militare turco-israeliano. La nostra iniziativa deve riuscire a prevenire questa
catastrofe.
Le
vostre delegazioni hanno conosciuto la grande potenzialità democratica dei due
popoli negati, che è la precisa motivazione della loro perdurante negazione. La
forza e il protagonismo delle donne, la capacità di autorganizzazione popolare,
il rifiuto dell'integralismo e del nazionalismo ottuso, il sogno di un Medio
oriente pluralista in cui tutte le religioni, le lingue e le culture possano
rispettarsi e convivere.
Questo
è il sogno che, dalla cella della morte di Imrali, Abdullah Ocalan ha affidato
alla Corte di Strasburgo in un'autodifesa che i turchi non possono leggere
perché è vietata: "terrorista". Questo è il sogno di tutti i kurdi, e sono
sicuro che è anche il vostro. E quando a milioni si condivide lo stesso sogno,
come diceva Ernesto Cardenal, è la realtà che comincia.
Mehmet
Yuksel (Ufficio d'informazione del Kurdistan in
Italia)