Golpe in Venezuela
Carissimi amici, rispondiamo con una lettera circolare a quanti ci hanno scritto e telefonato in queste ore.
Vi preghiamo di diffondere questo messaggio a tutti gli amici, anche a quelli che non hanno un indirizzo di posta elettronica.
Per prima cosa vorremmo dirvi di stare tranquilli per noi: qui in cittá non é successo quasi niente, gli scontri sono solo a Caracas, la capitale.
Come quasi tutti voi sapranno questa notte c’è stato infatti un colpo di Stato ed é caduto il governo del Presidente Hugo Chávez.
Un governo legittimo che é passato per 6 processi elettorali in meno di tre anni e non ha mai ottenuto meno del 60% dei consensi.
Un governo che ha fatto sí molti errori, ma che consideriamo solo errori di forma, non di principio.
Un governo che al clamore delle folle che esigevano mano dura, ha sempre risposto no (sará forse stato questo il suo piú grande errore?).
Un governo decisamente sbilanciato verso la promozione della partecipazione popolare.
Un governo che ha fermato il processo di privatizzazione delle principali imprese statali contrarrestando cosí gli effetti della globalizzazione ed é stato accusato dai media di portare il paese verso una situazione simile a quella argentina (ci domandiamo com’é possibile, visto che Chávez stava facendo quasi l’esatto contrario di quanto fatto da De La Rua).
Un governo che come primo
passo ha deciso di promuovere un’Assemblea Costituente che in seguito ha
promulgato una nuova Costituzione, fra le piú avanzate al mondo per quanto
riguarda i diritti umani.
Un governo che ha lavorato e
che ha riconosciuto senza vergogna la situazione di estrema povertá vissuta
dall’80% della popolazione.
Un governo che nei discorsi
ufficiali ha sempre invitato alla calma, al dialogo ed alla pace, aggiungendo un
solo piccolo particolare: “Dove non c’è giustizia non c’é
pace!”
Tutte queste cose sui mezzi
di comunicazione italiani non si diranno.
Come non si dirá che cosa sia
successo davvero l’11 aprile a Caracas.
Certo si é a conoscenza del
numero di morti e feriti, ma chi li ha causati?
Dalle informazioni raccolte
si sa solo che la marcia organizzata da chi voleva la rinuncia di Chávez si é
spinta fino al palazzo del Governo, che era difeso oltre che dall’esercito,
dalla gente che stava appoggiando il Presidente. Ci sono molte testimonianze che
indicano che i franchi tiratori che hanno sparato sulla folla erano poliziotti
in borghese della Polizia Metropolitana (un corpo che obbedisce al Sindaco
Alfredo Peña, avversario di Chávez).
Ma tutto questo non é
dimostrabile perché ora, visto che le forze “democratiche” che hanno incitato a
questa “presa di potere per la salvaguardia della democrazia e della libertá di
espressione”, hanno il controllo di tutte le televisioni private e uno dei primi
provvedimenti presi ieri sera é stato quello di oscurare il canale di stato
(fino ad allora unica fonte alternativa di informazione).
Per favore, vi preghiamo di
non credere che questo colpo di stato sia a favore della libertá e della
democrazia. Il governo caduto era stato eletto democraticamente dalla gran
maggioranza della
popolazione. Chi lo ha abbattuto ha potuto farlo perché contava su forti
finanziamenti, anche dall’estero, sull’appoggio dei grandi imprenditori
venezuelani e sul controllo totale dei mezzi di
comunicazione.
In tre anni di governo “rivoluzionario” non vi é stato nessun arresto politico.
Oggi, a meno di dodici ore
dal colpo di stato, in una situazione inconstituzionale e senza un documento di
rinuncia da parte del presidente Chávez, si sono effettuati una serie
innumerevole di arresti a persone ASSOLUTAMENTE INNOCENTI, ree solo di
appartenere ad un governo che cercava un cambiamento nella gestione del potere
politico ed economico in Venezuela.
Susana, una delle donne con
cui lavoriamo nel barrio ci ha telefonato stamattina presto dicendo: “Siamo
in lutto: ormai é finita ogni speranza per i poveri”, questo é il clima che
si respira, qui nei quartieri marginali, mentre a Puerto Ordaz, la zona ricca
della cittá, si sta festeggiando.
Domani 35 donne del nostro
gruppo di Altamira avrebbero dovuto consegnare i progetti per altrettante
microimprese di produzione per ottenere un piccolo credito dal Banco de la Mujer
(la “banca della donna”, uno dei tanti programmi del governo volto a dare un
appoggio concreto alle iniziative di autosviluppo). Era per noi una bella
esperienza in cui le persone hanno imparato a scrivere i loro piccoli progetti,
senza per forza chiedere soldi a noi italiani.
Ormai non c’è piú nessun
Banco de la Mujer.
Hermelinda, una delle
collaboratrici dello SVI, ci ha invitato ad andare a fare una visita casa per
casa a tutte le donne del gruppo, perché non perdano la speranza. Ci ha invitato
a organizzare un corso o una qualsiasi attivitá per far sí che la gente non si
perda d’animo.
Abbiamo camminato, abbiamo
incontrato persone che piangevano altre che pregavano. La gente non riesce a
capire: “Era il nostro Presidente, noi abbiamo votato per
lui”.
Rosa, un’altra delle donne
con cui lavoriamo, ha dichiarato: “adesso verrá la repressione, poi tornerá
la corruzione piú forte di prima, noi cosa volete che facciamo? Continuiamo a
lavorare per la comunitá”.
Abbiamo solo pochi giorni per
poter almeno parlare di tutto questo con le persone che non sono cadute nella
trappola della propaganda.
La gente di cui meno ci si
puó fidare sono purtroppo molti membri attivi della Chiesa e se oggi le ricerche
sono orientate ai circoli bolivariani ed alle persone con cariche politiche
strategiche che non si siano giá giocate come voltagabbana, piú in lá potranno
presentarsi controlli ramificati fino alle organizzazioni popolari in
genere.
Giacomo Signoroni e Federica Nassini
SVI - Servizio Volontario
Internazionale
Volontari in servizio a
Ciudad Guayana – Venezuela
12/04/02