L'assassinio di Marco Biagi ha voluto conseguire due obiettivi: spezzare la sua vita e paventare un clima d'emergenza e d'intimidazione intorno alla mobilitazione sociale nel paese, dalla manifestazione fissata dalla Cgil per sabato prossimo allo sciopero generale e generalizzato del 5 aprile, passando per tutte le iniziative del movimento dei movimenti contro il neoliberismo.
Questo omicidio, letto nelle reazioni immediate del presidente del Consiglio e di tutti i suoi alleati, è un ritorno storico: quello della convergenza tra gli assassini e chi vuole un regime, rivolto contro il conflitto e la partecipazione. L'assassinio del consulente del ministro Maroni - intorno ai cui cari ci stringiamo nel dolore - si inserisce in un solco storico preciso nell'esperienza di questo Paese, che è il più sudamericano d'Europa: il solco che va dalla strage di piazza Fontana, ai segnali lanciati a colpi di bombe nei giorni precedenti le proteste contro il G8 a Genova nel luglio passato, fino all'ordigno annunciato al Viminale. Da oggi, dal primo presidio di questo pomeriggio a Bologna, le ed i disobbedienti saranno in tutte le piazze d'Italia per dire con nettezza questa verità. Una verità che salta all'occhio, nel caso dell'assassinio d'un uomo che gli stessi servizi avevano pubblicamente indicato come un obiettivo, e cui era stata revocata la scorta. Per capire quanto sia necessario parlare chiaro, basta rileggere le parole del presidente della Confindustria, Antonio D'Amato. I poteri vogliono sommare alla provocazione dell'attacco ai diritti del lavoro la provocazione dell'omicidio di Biagi, giustificare quella con questa.
Ogni arretramento, ogni annacquamento delle scadenze e delle iniziative d'opposizione al pacchetto delle politiche liberiste promosso dal governo, farà il gioco di quest'ipotesi. Non devono passare. Non deve passare il progetto d'una guerra civile contro i diritti e le lotte dal basso. Per affermare la democrazia e la partecipazione, contro la strategia della tensione, resta una sola risposta: far avanzare le lotte sociali. Dalla manifestazione nazionale di sabato prossimo, allo sciopero generale e generalizzato del 5 aprile, contro il neoliberismo.
20 Marzo 2002 Francesco Caruso, Luca Casarini, Anubi D'Avossa Lussurgiu, Daniele Farina, Nicola Fratoianni per il Movimento delle/dei Disobbedienti
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