Ciao a tutt*
oggi ho ricevuto alcune telefonate di aderenti al Social Forum che
sollecitavano una presa di posizione del Tavolo contro le
privatizzazioni del Social Forum
in merito alle notizie riportate dal Giornale di Brescia negli articoli
che incollo qua sotto per chi non li avesse visti.
In particolare chi mi ha chiamato mi ha fatto notare la frase
"sibillina" contenuta nel primo articolo:
«Una scelta obbligata - dice Schiffer ai giornalisti - per far
rispettare la legge e gli accordi contrattuali presi con Cgil, Cisl e
Uil, i quali si sono dissociati dall'iniziativa di oggi. Abbiamo un
debito con la città, che non viene rispettato non certo per colpa
nostra. Si sta lavorando a tutti i livelli, locale e nazionale, per
risolvere la questione contrattuale, la situazione è difficile, il
settore è in crisi e le risorse poche. Occorre senso di responsabilità,
ma credo che ci sia qualcuno che ha interesse a far fallire la
mediazione». L'allusione è vaga. Ma ieri, i 300 dissenzienti hanno
ricevuto la solidarietà del centro sociale Magazzino 47 e del Brescia
Social Forum."
Personalmente penso che molti giornali, anche quelli di sinistra,
abbiano scritto falsità o riportato comunque in modo distorto i fatti.
Almeno per quanto ho potuto io stessa vedere e sentire quando ho trovato
modo di recarmi sul posto. Il Giornale di Brescia in questo eccelle!
Ritengo tuttavia che la questione sia così delicata e al tempo stesso
così importante che personalmente considero rischioso raffazzonare un
comunicato o una lettera al giornale per smentire le "allusioni" del
giornalista Valerio Di Donato. Oltre tutto senza aver modo di fare una
discussione ampia e articolata tra tutti quelli che hanno cura del
Social Forum sull'opportunità di farlo e il contenuto di quello che
vorremmo comunicare la riguardo. Il rischio che vedo non è tanto quello
che ci possano essere accentuazioni parzialmente diverse tra noi
rispetto a ciò che è "realmente" accaduto quanto la possibilità che un
eventuale comunicato possa essere tagliato e quindi stravolto. Che la
lettera non venga pubblicata o che, qualora lo fosse, inneschi una
serie di risposte alle quali dovremmo continuamente replicare. La
correttezza dei giornali locali in generale mi sembra lasci un po' a
desiderare e quindi preferirei che della cosa si discutesse alla
plenaria di giovedì valutando insieme l'opportunità di eventuali
iniziative al riguardo. Certo fa gioco a vari soggetti presentare il
tutto come frutto di pochi "facinorosi" che hanno "strumentalizzato" la
massa (quando i lavoratori decidono autonomamente, al di fuori dei
"canoni previsti e accettabili", chissà perchè diventano improvvisamente
"manovrati"!). Bastava essere lì per capire che era accaduto qualche
cosa di nuovo quella mattina, che stupiva persino loro che erano i
protagonisti, e gli occhi lucidi di alcuni alla fine, dicevano molto
più di tante cronache giornalistiche.
Chiudo semplicemente osservando che oggi i tg hanno già voltato pagina.
Meglio non parlarne troppo. Metti che altri comincino a fare di testa
loro! Schiffer ieri dichiarava ai giornalisti che "si sta lavorando a
tutti i livelli per risolvere la questione contrattuale" ma anche oggi è
passato e gli autoferrotranvieri i LORO soldi non li hanno visti!
Qualcuno pensa ancora di stupirsi se i soldi non arrivano in fretta e
quelli si incazzano?
Ciao Margherita
La maggior parte degli autisti di Brescia Trasporti non ha
garantito il servizio nelle fasce orarie protette
Bus «selvaggio», oltre lo sciopero
Non rispettata la precettazione del Prefetto, momenti di tensione
con la Polizia
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Valerio Di Donato
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L'onda lunga di Milano arriva a Brescia di primo mattino. Inattesa
e «a freddo», infiltrandosi nell'orario protetto dalla legge sul diritto
di sciopero nei servizi pubblici. Ore 6, nel piazzale di Brescia
Trasporti in via S. Donino è ancora notte quando i non obbedienti
decidono che i motori dei 170 autobus in procinto di partire per le
tratte urbane resteranno spenti. Il gruppo è forte, compatto, deciso a
non mollare. Ci si scalda con vin brulé e grappa. Lo sciopero è
nazionale e dura tutta la giornata, ad eccezione delle cosiddette «fasce
di rispetto». Ma se a Milano, ieri, non si è ripetuto il lunedì nero del
1° dicembre, l' esempio degli autoferrotranvieri milanesi viene preso a
modello dai lavoratori di Brescia, Torino, Napoli e altri centri. Per
la prima volta nella storia sindacale dei trasporti pubblici a Brescia,
un argine delicato è stato abbattuto: la garanzia del servizio ai
cittadini nelle punte orarie di maggior bisogno (in particolare, all'
inizio e alle fine delle lezioni scolastiche e all'ingresso ed uscita
dagli uffici) si dissolve come una bolla di sapone. Con l'eccezione
delle tratte extraurbane, coperte regolarmente nelle due fasce protette
da Saia e Sia. La rabbia e l'esasperazione dei conducenti, per un
contratto («applicato solo a metà», è la loro denuncia più forte)
esplodono travolgendo steccati sindacali. È rovente il clima in via S.
Donino. A ridosso dell'inizio del secondo turno, alle 11.30, la tensione
si fa più densa e sfocia, verso mezzogiorno, in un tentativo di carica
da parte della Polizia per rimuovere il sit-in non autorizzato. Urla,
minacce, insulti, spintoni, avanzamenti e arretramenti giocati in pochi
metri, con i flash dei fotografi, le telecamere e i taccuini dei
giornalisti che sismografano tutto. Due treni che corrono sullo stesso
binario, tutori dell'ordine e lavoratori, ma in direzioni contrarie.
Qualcuno deve aver tirato per tempo il freno d'emergenza, perché allo
scontro fisico non si arriva per un centimetro di buon senso, da ambo le
parti. I trecento (qualcuno dice 310, altri 320) autisti fanno massa
compatta. L'Azienda però non resta a guardare. L'amministratore delegato
Giorgio Schiffer, già alle 9 avverte la Prefettura chiedendo la
precettazione dei lavoratori in servizio dalle 11.30 alle 14.30, seconda
fascia protetta della giornata. «Una scelta obbligata - dice Schiffer ai
giornalisti - per far rispettare la legge e gli accordi contrattuali
presi con Cgil, Cisl e Uil, i quali si sono dissociati dall'iniziativa
di oggi. Abbiamo un debito con la città, che non viene rispettato non
certo per colpa nostra. Si sta lavorando a tutti i livelli, locale e
nazionale, per risolvere la questione contrattuale, la situazione è
difficile, il settore è in crisi e le risorse poche. Occorre senso di
responsabilità, ma credo che ci sia qualcuno che ha interesse a far
fallire la mediazione». L'allusione è vaga. Ma ieri, i 300 dissenzienti
hanno ricevuto la solidarietà del centro sociale Magazzino 47 e del
Brescia Social Forum. E uno dei leader più attivi dei ribelli è Maurizio
Murari, dipendente di Brescia Trasporti ed esponente del Magazzino. Un
autista riassume con noi lo stato d'animo dei compagni: «Lui (Murari,
ndr) copre un vuoto lasciato scoperto dai sindacati. I 106 euro che
reclamiamo in busta paga sono stabiliti dal contratto firmato due anni e
mezzo fa, ma applicato solo a metà. Anche a me dispiace per i disagi
arrecati ai cittadini e agli studenti, ma siamo nel diritto L'unico modo
che abbiamo di farci ascoltare è rimasto questo». Alle 14.30 il
picchetto si scioglie con la vittoria, almeno parziale, dei «non
obbedienti». La loro azione non resterà però senza conseguenze. L'
ordinanza del prefetto parlava chiaro: gli autisti devono osservare la
fascia di rispetto dalle 11.30 alle 14.30, «i cui nominativi sono
allegati al presente atto». Su questa frase è nato un giallo: un primo
elenco viene bocciato dagli autisti perché «sbagliato nei nomi e
cumulativo». «Ci vuole la comunicazione ad ogni singolo lavoratore,
allora chi vorrà potrà scegliere di riprendere il servizio», è la linea
stabilita sul campo. Arriva un secondo elenco: cassato pure quello. Ma
il prefetto replica: «L'ordinanza è pienamente legittima. La
comunicazione collettiva da affiggere in azienda è espressamente
prevista dalla legge. Le argomentazioni contrarie sono pretestuose, oggi
abbiamo assistito a un grave e squallido episodio, che non resterà privo
di conseguenze. Ne sarà investita la Commissione di garanzia per l'
attuazione del diritto di sciopero ed anche l'autorità giudiziaria». Le
ipotesi sono resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico
servizio. Anche il sindaco Corsini, a metà pomeriggio, interviene con
una nota di condanna dello sciopero selvaggio, sollecitato dai gruppi di
opposizione in Consiglio comunale: «Un'iniziativa da censurare
totalmente, le cui conseguenze sono state fatte pagare ai cittadini».
I confederali accusano: «Un colpo scoccato da franchi tiratori»
PRESIDIO DI CGIL, CISL E UIL ALL'AUTOSTAZIONE: CONDANNA PER CHI
NON HA RISPETTATO LE REGOLE
Le strade degli autoferrotranvieri si dividono. Gli uni, quelli
del trasporto extraurbano, scioperano nel rispetto dei limiti. Gli
altri, quelli di Brescia Trasporti, anticipano la protesta di qualche
ora, imboccano la via della precettazione «mettendo a repentaglio la
vertenza - ha detto Claudio Lonati, segretario di Fit Cisl - che dopo
quanto è successo a Milano lo scorso primo dicembre, aveva preso una
importante svolta». Nel corso del presidio organizzato ieri mattina
davanti all'autostazione da Cgil, Cisl e Uil - che ha bloccato per un'
oretta l'accesso alla S tazione - i sindacati si sono espressi così. Un
misto di sorpresa e di rammarico per il colpo scoccato da alcuni franchi
tiratori. «Le Rsu dell'azienda - ha proseguito Lonati - ci hanno
assicurato che sarebbero state rispettate le fasce e non abbiamo motivo
di ritenere che quanto successo sia da imputare ai nostri iscritti.
Purtroppo qualcuno, non appartenente al sindacato, ha deciso di fare di
testa sua, è stato strumentalizzato da alcuni esponenti del Magazzino
47. Alcuni lavoratori, nel tentativo di uscire con l'autobus, hanno
rischiato lo scontro fisico e comunque non sono riusciti a lavorare. Bre
scia si è trovata a pagare una decisione che non ha senso». Dopo il
polverone sollevato dalla paralisi milanese del primo dicembre, la
vertenza era arrivata a buon punto. «I soggetti interessati si sono
seduti al tavolo - ha proseguito Claudio Lonati - e dopo sette tentativi
andati sino a quel punto a vuoto il risultato più importante era stato
ottenuto. Non c'era più bisogno di ricorrere a forme di protesta tanto
eclatanti. Dovevamo solo tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica
sulle nostre esigenze, ma nel contempo recuperare fiducia da parte dei
cittadini. Per questo avevamo scelto il rispetto delle fasce e la forma
del presidio ed è davvero un peccato che qualcuno non abbia seguito le
regole». Domani, intanto, si svolgerà la conferenza Stato-Regioni,
giovedì al M inistero dei trasporti i soggetti della partita si
siederanno al tavolo della trattativa. «Abbiamo motivi di ritenere - ha
detto il segretario di Fit Cisl - che la questione possa finalmente
andare in porto. Non c'è di mezzo solo la retribuzione dei dipendenti,
ma anche la stessa qualità del servizio. Ci sono in ballo gli interessi
di tutti e sarebbe davvero un peccato che quanto accaduto ieri possa
mettere a repentaglio l'avanzamento della trattativa». Stando alle
sensazioni dei sindacalisti, la categoria potrebbe essere presto
accontentata e i 106 euro che spettano ai lavoratori del settore finire
in busta paga con tanto di arretrati. Pierpaolo Prati